Tuesday 12 August 2008

Climate change, e ancora, e ancora, (?!!!)

Questo climate change e' difficile da quantificare.
E' difficile stabilire se, un cambiamento di clima in 100 anni, sia un cambiamento di clima a lungo termine, di un'ordine di grandezza almeno 10 volte superiore.
Certo e' di importanza per il nostro modo di vivere, perche' lo mette a rischio. E siccome le risorse sono limitate, non e' che ci si puo spostare in massa se la terra diventa arida.
Per cui e' un'emergenza.

Lavoro ora per un'agenzia di cooperazione allo sviluppo i cui fondi vengono dalla UE.
Il nostro compito e' promuovere l'accesso e la distribuzione di informazioni rilevanti per l'agricoltura nei paesi africani, caraibici, e dell'oceano pacifico: secondo l'accordo di cotonou, 79 paesi. In nostri beneficiari sono gli agricoltori. Sono pero' beneficiari indiretti per lo piu.
I "clienti" sono principalmente decisori politici (non solo governativi, ma anche isititui di cooperazione, scuole, etc. politica quindi a livello regionale e, a volte, locale).
In questi paesi ci sono 740 milioni di persone, di cui 500 milioni che vivono in zone rurali.

Ora, per la "mia teoria delle reti" e dei network e pubbliche relazioni (e di potere), per stare nel gioco bisogna offrire ai giocatori cio che reputano interessante.
Insomma, se c'e il climate change, bisogna parlare di climate change.
Ma perche'?

Il perche' e' la domanda che mi pongo quando cerco di capire le strutture complesse che gli umani fanno, ma credo sempre piu che in realt' gli individui agiscano con motivazione, ma che i gruppi di individui non seguono la logica degli individui nel gruppo, ma una logica descritta da un'evoluzione di rete, i cui membri sono bilanciati da relazioni potenziali (o di potere, ma in italiano e'una parola che viene connotata male, peccato).

Insomma andiamo al sodo.
Dobbiamo mostrare a questi paesi in via di sviluppo che il climate change ha un potenziale effetto considerevole sull'agricoltura e sui loro contadini.
Va be', assumiamo che ci sia.

Il maggiore inpatto avviene per' per produzioni a vasta scala (industriali). Quindi in zone urbane, capitali, centri dove vivono milioni di persone, centri quindi dove si accentra il potere politico.

Gli effetti del climate change si avvertono maggiormente in queste zone, dove se fa caldo si schioppa, o se dove faceva freddo ora non si sta male.
Ma nelle zone rurali, e piu "naturali", gli abitanti se ne accorgeranno di meno.
Se ne accorgono se non producono piu cibo.

Ora, se non producono cibo e i prezzi si alzano, sono cazzi per tutti.
Soprattutto per chi ha poco potere poitico (i produttori in agricoltura non sussidiati, cioe in africa). Tuttavia non sono i responsabili.

(Se si prendono solo i gas serra, dopo la rivoluzione industriale c'e una curva esponenziale, quindi la componente agricola con tecniche tradizionale responsabile nel climate change e' costante).

Vogliamo mostrare l'evidenza del climate change in agricoltura.
E' un'azione con quale risultato?

1) Vogliamo chiedere ai decisori politici di prenderne atto.
Ma una volta che i paesi in via di sviluppo concordano, e cercano di realizzare policies piu' ambientalmente sostenibi, che risultato e' ottenuto?
Qual e' al momento l'impatto sul climate change di un paese africano?
(Considerando solo le emissioni, senza i consumi, quindi l'energia e le risorse usate per rispondere alla domanda di commodities).
Qual e' l'impatto di una capitale di milioni di persone? Dove si accentrano le reti di consumi e di domanda, e quindi di produzione industriale?

2) Una volta che i decisori politici in africa ne prendono atto, possono ottenere un risultato?
ovviamente no, se non c'e un contributo dalla parte responsabile del climate change.

3) REgolamentare costa.
Chiediamo quindi ai paesi in via di sviluppo di partecipare al costo per ridurre il climate change.
Il valore aggiunto al climate change che un paese sviluppato da', rispetto al costo di produzione politica, e' enorme rispetto a quello di un paese in via di sviluppo.
Nonostante sia un costo elevatissimo per le imprese.

A macroscala, le emissioni di una regione fortemente industrializzata sono maggiori di quelle di una zona rurale a tecniche tradizionali, a parita di costo politico in campagne e camabiamenti di pratiche sostenibili.
A parita' perche' chi supporta il cambiamento sono miliardate di euro, comunque.

4) Ammettiamo un risultato.
Un paese in via di sviluppo realizza una policy ambientalmente sostenbile.
Tuttavia non ottiene risultati, perche' gli altri giocatori globali, non fanno lo stesso.


Conclusioni.
A mio avviso, stiamo allocando risorse sugli stakeholder sbagliati.
Gli attori delle zone rurali, non hanno interesse nel climate change.
Gli attori delle zone "urbane", lo hanno.
Paghiamo per fare accorgere le zone rurali di un problema.
Le zone rurali non hanno pero' influenza politca, quindi il problema non lo possono risolvere.
Se le zone rurali avessero influenza politica (vedi agricoltura sussidiata), allora gli agricoltori sarebbero pagati per fornire un servizio utile al climate change (per esempio, mantieni il campo ad alberi e non coltivarlo perche' mi fissa il carbonio).
(Questa politica non e' praticabile in zone rurali in africa, perche' la gente a fame e da qualche parte si deve produrre cibo.
Inoltre, c'e domanda di cibo, e quindi domanda di produzione a vasta scala di cibo. Agricoltura insostenibile per il climate change.)

Manca insomma il link tra gli attori , perche' hanno interessi diversi.
Si trovano nello stesso campo, ma giocano a giochi diversi.
E cerchiamo di pagare quelli che non giocano con le nostre regole perche' applichino le nostre regole ai loro giochi.

Ma a quale risultato?

Mi sfugge.
A meno che, noi non paghiamo gli altri giocatori per farli interessare al nostro gioco, e poter continuare a produrre, produrre, produrre piu' goal.

Non e' cattiveria, e' solo il sistema (economico, come sistema complesso di forze) che mantiene in vita se stesso. Come credo, ogni sistema complesso autoreferenzialmente fa.

(Ecco perche' mi interessano le reti, e la morale passa in secondo piano, le cattiverie assoldate alla moneta diventano quasi marachelle di bambini ignoranti).
Aggiungo, che il modello politico che tiene in conto gli stati, come maggiori decisori politici e garanti dei cittadini, e' totalmente sorpassato.
Occorre quantificare l'impatto che l'attore economico ha (lobby comprese) per comprendere l'impatto politico.
Ma poi abilitarlo nella cerchia dei decisori politici, e non relegare la notizia a reportage, a scandalo per quanto riguarda economie illecite, o a indegni atti di prevaricazione sui piu deboli.
.. mi sto allargando, chiudo il post, che devo scappare.

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