Friday 6 June 2008

UN's FAO: bright future for sustainable biofuels DR Congo - WHO ARE THE OWNER OF C

"According to agricultural experts, the DRC alone has the agro-ecological capacity to grow food for 2 to 3 billion people. It currently uses less than 5 per cent of its potential arable land. With investments in modern agriculture, the country could thus feed all the new people that will be born between today and 2050 (when the planet will have a population of around 9 billion). The FAO says a very large portion of this potential is highly suitable for the production of sustainable energy crops (previous post, see map, click to enlarge).

So what do the Congolese themselves think of their biofuels opportunity and the risks that go with it? They convened a roundtable, coordinated by the Réseau de Promotion de la Démocratie et des Droits Economiques et Sociaux (PRODDES), supported by the NGO 'Solidarité socialiste'. Present at the debate were experts of WWF, academics from the University of Kinshasa, policy makers of the Ministry of Agriculture and civil society organisations.

The tone at the conference about biofuels was surprisingly positive and optimistic. This can be partly explained by the country's struggle with food production and the disastrous effects of high oil prices.

Congo's hunger problem has worsened sharply because of extremely high fuel prices."

Full article: http://biopact.com/2008/06/dr-congo-debates-its-enormous-biofuels.html
and
http://biopact.com/2008/01/uns-fao-bright-future-for-sustainable.html


ONE question:
Who are the owner of crop for biofuels?

(related questions: Where would the money of investment in biofuel in Congo go?
How the income would be distributed inside the country?
how many people could find work?
how many people and in which % of generated value will benefit?)

Who will process the biofuel? (A multinational, a founded congoles industry?)
Where the added value of refinaring oil will go?
If the biofuel will be processed abroad, then how could directly lower the oil price, since it would be sold to international market to be processed and rebought by internatinal market as oil...?

Does it really look like Congo should give 80-115 million hectares to generate high value abroad, and sell out soil potentialities?
Why not doing investment to process food internally, instead of producing biofuel to get money to by fuel and food?

Still I think bioenergy is really important, but when processed according to very local governance.

(?) Are there studies about fractal supply chain? (similar to capillar and arterial system).
fractal model maybe could responde to chaos and unpredictible fluctuancy in finance and climate effect on crops, as well logistic supply chain in periferal areas.

Thursday 5 June 2008

FAO: food crisis: what the international agency said in 2005 related to biofuels

Biofuel, una tragedia.

Ora ONU e FAO blaim or question about biofuels. 2008.

Ma che cosa si diceva nel 2005?

http://news.google.com/archivesearch?hl=en&tab=wn&q=biofuels+fao&ie=UTF-8&sa=N&sugg=d&as_ldate=2005&as_hdate=2005&lnav=d3&hdrange=2006,2008

In a paper presented by the Food and Agriculture Organization (FAO) of the UN to the nineteenth session of its Committee on Agriculture meeting, the FAO stated that around two billion people, mostly living in rural areas of developing countries, are still without electricity or other modern energy services. Increased use of bioenergy can help diversify agricultural and forestry activities and improve food security, according to the paper, while contributing to sustainable development.
http://www.renewableenergyworld.com/rea/news/story?id=25168

since biofuels can help mitigate climate change, says a recent report from the U.N. Food and Agriculture Organization (FAO)


2007.
Many agricultural commodity prices have increased recently and FAO warns that a number of new factors affecting commodity prices have become increasingly apparent. Among these is the effect of crude oil prices on those agricultural products that can be used to produce biofuels, FAO said.
http://www.highbeam.com/doc/1P2-16161574.html



Questo riflette il modo di fare sviluppo, e di fare mercato.
L'importante è fare qualcosa, investire in qualcosa.
Da cosa nasce cosa.
E anche una crisi energetica è una fonte di investimento, come una guerra produce investimenti infrastrutturali militari e non solo. Ringraziamo Hitler per le autostrade tedesche.
Questa è polemica, lo so.

Voglio dire che promuovere sviluppo ora (e fino ad ora) non è stato promuovere lo sviluppo dei poveri, ma la promozione dei mercati con i poveri.

Una ricerca può essere buona, un dibattito scientifico pure, ma la politica per autosostenersi deve proporre programmi con risultati immediati, non può ricercare soluzioni che impiegano anni per essere verificate.

Cosi, magari in buona fede, si intraprendono azioni di compromesso con lobbie molto forti (petroli per politiche energetiche, lobbie per la produzione di tecnologie militari che fanno pressione sulla politica di sicurezza comune (chiedere al transnational institute di Amsterdam per info http://www.tni.org , nuove parternship con OLPC e microsoft che buttano a monte le opportunità di sviluppo endogeno a livello locale.)

E dopo solo due anni, per accresciuta competitività di risorse ed il crescente numero di persone, ed il crescente numero di persone che accrescono il proprio regime di consumi annuo, scoppia una bolla.

Voglio studiare se c'è una relazione tra il numero di crisi che scoppiano nel tempo, come il numero di guerre dal 1600 in poi (E.Fromm evidenzio una curva logaritmica).
C'è un andamento frattale ?

http://www.sciencedirect.com/science?_ob=ArticleURL&_udi=B6TJ4-4KBX4GG-2&_user=10&_rdoc=1&_fmt=&_orig=search&_sort=d&view=c&_acct=C000050221&_version=1&_urlVersion=0&_userid=10&md5=f7f5accd2a94fa49f416d9f12d90b8c7

Chi sponsorizza per rendere l'articolo libero?

petrolio e cibo: trama e ordito.

Questa mattina mi sveglio, BBC news.
Sono a Brussels a vedo che in televisione che là fuori si manifesta.

A Roma si discute, di più, si pianifica, si assicura.

L'intervallo delle notizie BBC sono pubblicità di Exxon che si dipinge il viso: "la nostra sfida è fornire energia sostenibile con l'ambiente, etc., etc. et voilà alla fine si propone la fornitura di gas naturale, che è la nuova risorsa da sfruttare per finire i rubinetti, solo che Exxon può sfruttarla più veloce, perché grazie "alla nostra tecnologia" possono trasportare fino all'80% di gas naturale in più.

Gas can be shipped anywhere, faster, il costo carburante permane.

A Roma un vertice FAO di cui solo un paio di affissioni possono costare migliaia di euro si parla di fame nel mondo. Lavoro per un organizzazione internazionale, dove alcuni colleghi lo scempio e lo spreco di denaro di FAO, e lo sistematico spreco di risorse dovuto, pare, ad obblighi contrattuali che impongono forniture fuori dai prezzi di mercato. Ma chi li firma?

Chi parla di fame nel mondo a Roma ha ovviamente bufé da urlo. Cibi ultracostosi.
Qui a brussels, per un convegno piccolo piccolo, attorno ai 10 partecipanti: 10 panini, 5 tartine, 2 torte salate, 1 torta dolce, un po di macedonie, 8 succhi di frutta, posate, tovaglioli, 210 euro.


Credo che a roma si rutti mentre si mangiano pasticci, stringendosi le mani per nuove relazioni.
Perfortuna, non tutti sono cosi, ma che impatto possono avere.
Che impatto puo avere una persona in una rete che funziona automantenendosi?
(Ti ricordi quando ne parlavamo?)




Il caro petrolio sfianca in malesia, 2,70 euro al litro.

L'OSCE denuncia che l'Italia cresce troppo poco: 0,5% contro l'1,1%.



Incrociamo le cose.
I Paesi cercano energia, chi ha risorse sono principalmente i paesi in via di sviluppo e transizione.
Nei Paesi in via di sviluppo e transizione la gente ha fame, fuorché chi tratta di sviluppo e fa contratti a benessere del paese.
Infine ci sono le multinazionali petrolifere, che nuotano in un mare di quattrini a compartimento stagno: non si capisce bene dove paghino le tasse, sfruttando differenti regimi fiscali nei paesi. BP (British Petroleum) è accusata dalla Russia di avere evaso il 40% di tasse.
Aumenta la crisi dei prezzi, aumentano le speculazioni delle multinazionali (fonte BBC).
Shell appezza metà Mozambico (mi sembra Mozambico, non ricordo.. fonte, studenti master all'università di Wageningen, tesi in bioenergia) per produrre biocarburante. La popolazione protesta perché ad un certo punto si accorgono che la terra dove abitano non è più loro. Protesta e la Shell risponde: abbiamo fatto un contratto col governo, incazzatevi col governo.

Cosi, da una parte si fanno vertici internazionali per risolvere la fame nel mondo.
Da una parte UE, USA cercano di rallentare le critiche contro i biocarburanti, perhcé non si sa più dove pescare energia. Dicono (Frattini) che occorre valutare.
Valutare. Uno stronzo di studente se fa un bilancio energetico tra gli input immessi (acqua, terra, fertilizzanti) per culture a larga scala e quello che si ottine, si accorge che è negativo. Si perde energia, potrebbe diventare produttivamente utile in zone rurali remote, su scala piccola, (villaggio, cittadina, edifici pubblici con impianto energetico centralizzato (CHP?), ma non è un business, non si fanno i soldi cosi. E soprattutto ci servono investimenti non da poco, per quattro famiglie. Diventerà finanziarimente fattibile forse fra un po, visto che il petrolio costa troppo.
Brasile c'ha un sacco di terra, e le lobbie sono potentissime. Vasta scala.
La Cina ha ormai assicurato riserve petrolifere ovunque. La cooperazione cinese si è dimostrata molto attiva, portando forti investimenti in Africa e parlando chiaro: vogliamo petrolio.

Ahmadinejad ha ragione.
Ahmadinejad hit out at the UN's decision-making bodies, which he said were controlled by countries ''who only think about their own interests'' in order to ''carry out their wicked policies,'' adding that the major powers ''impose their decisions on the Security Council''.
Ha ragione. Ovviamente anche lui tira acqua al suo mulino, ma su questo ha ragione.
He attacked the UN at the FAO's Rome summit on Tuesday and called for the creation of a new ''independent organism with wide powers'' to whom ''all the countries of the world must be answerable'' as a means of confronting the world food crisis. Questa è una proposta per lo meno.

Le istituzioni internazionali servono solo a riflettere ed armonizzare il potere dei più forti, e a smussare tensioni.
A proteggere mercati vecchi da sfruttare fino all'ultima goccia e a crearne di nuovi. Come la trovata, occorre investire in nuove tecnologie in agricoltura per permettere a questi paesi poveri di mangiare.

Chi offre tecnologia?
Chi la paga?

I fondi di emergenza non sono pagati dagli azionisti che guadagnano milioni, da politici che assicurano potere contrattuale per migliaia, sono pagati dai centesimi di milioni di persone che crepano di fame.
I poveri.

E fra i paesi industrializzati, dalle migliaia di lavoratori che consapevoli delle reti di potere e da come vanno le cose, per non perdere il posto sono costretti a lavorare per il sistema. Come in diplomazia, se trovi merda devi saperlo dire, e non a tutti, che se no perdi il posto e la famiglia o te stesso, come la mantieni? Sei disposto a cambiare vita, perdere benefici?

I pescatori scioperano perché il costo del diesel non permette loro di lavorare. I caminiosti scioperano ed il cibo rincara ancora.
A barcellona l'acqua viene importata dalla Francia, perhcé non basta.
Ci si chiede se fra qualche anno in Gran Bretagna cominceranno a chiudere le coltivazioni di grano, perché chiedono troppa acqua.
In Russia si cominciano a privatizzare le risorse idriche.
I lavoratori comuni saranno i nuovi poveri.

Io mi commuovo guardando BBC news oggi 5 giugno 2008.
Regna l'ipocrisia, ma anche mi affascina vedere come davvero serva uno studio, un modello fisico, non opinionista delle reti di potere.
Contemporanemante sembra che nella storia ci siano tracce di memoria frattale, perlomeno nei morti a causa di conflitti. Mi chiedo se ci siano anche nelle crisi. Potrebbe aiutare a pronosticare. A capire. Che è l'unica cosa bella.

Una cosa sola è sostenibile.
Ridurre i consumi energetici.
Ridurre i consumi di beni, che sono prodotti con energia.
ridurre i consumi di massa.

Ridurre le speculazioni permettendo un'economia capitalista equa, che permetta il profitto proporzionato al valore aggiunto. ma come fare?
Evitare che da un pezzo di plastica di valore 0,5 si guadagni 500, mentre nella catena del valore chi ha prodotto il 0,5 c'ha guadagnato 1.

Credo anche che l'agricoltura sia un settore troppo sensibile, forse dovrebbe essere protetto, in ogni paese. Al diavolo gli standard per le esportazioni. Perde di senso la produzione locale, le migliaia di gusti preziosi che si hanno nei vari posti del pianeta.


Sono andato fuori dal binario.
Comunque mi fa schifo pensare che per pure relazioni diplomatiche e deferenze patinate si parli di crisi alimentare mangiando pasticci fuori prezzo di mercato.
Cercando di assicurare che l'ultimo vagone tronfio di petrolio arrivi a destinazione.
Smetti di consumare, smetti di comprare sfizi inutili a 1 euro.
Non comprare i suv.

Fatti un disegno.
Investi nelle persone, rimani solo o bene accompagnato, investi nella scienza.
Oppure divertiti e manda a puttane tutto. Che si vive una volta sola.

Abbi però l'onestà di dire che te ne fotti. E che i cosiddetti problemi nel mondo sono solo segnali di nuovi possibili mercati.

Occhi umidi di commozione per BBC News: le collego nella mia testa.
E' come indagare nell'animo umano con un film di truffaut, o un libro di Mo'Yan, un'epopea infinita di Marquez, con la violenza che scorre nella roma post war di Pasolini, con una ricerca mistica nella quotidianità suggerita da Eliade.
(Imbroglione che sono, solo perché ho consigliato questi libri ieri, riciclo i pensieri).

Forse sapere come funziano le reti economiche, le reti sociali, potrebbe aiutare a capire come sfruttare queste cose, capire in che direzione si va. Cosa succede nei punti di frontiera, e fin dove arrivano gli effetti delle scelte.

Torniamo a sentire che si dice in questo Workshop, a brussels, con un po di membri di ambasciate ACP.

Wednesday 4 June 2008

food chrisis petition

BAN KI-MOON WELCOMES MASSIVE GLOBAL PETITION CHALLENGING RICH COUNTRIES ON FOOD CRISIS

"Planetary Emergency Demands More Than Band-Aid Fixes"

Hi-res photos of Ban with petition available now from media@avaaz.org, or from the UN pool

Avaaz spokespeople available for interview - call +44 7879 424547

Avaaz, the world's largest international online advocacy network, hand-delivered a global emergency petition containing hundreds of

thousands of signatures to UN Secretary-General Ban Ki-Moon and other senior officials at the Rome food summit this Wednesday, assisted by Sierra Leone's agriculture minister Sam Sesay and GCAP, the alliance of anti-poverty campaigns. The petition is gathering thousands of names an hour.

"This petition is very helpful to show that people are pushing for this, and to help build the political will for governments to act," said UN Secretary-General Ban Ki-Moon, receiving the petition before his press conference at the summit.

"The food crisis is a planetary emergency - you can't put a band-aid on it," said Avaaz's Executive Director Ricken Patel. "Rich countries need to stop obstructing and start investing massively in developing nations' food production."

The campaign was launched with a YouTube appeal for help from Sierra Leone's foreign minister Zainab Bangura. "My appeal is for you to talk to your governments and please, please support the campaign," says Bangura, "I am speaking on behalf of the voiceless millions of Africans who cannot speak for themselves."

Launched just one month ago, the petition has already been signed by over 330,000 citizens of every country in the world. Addressed to leaders attending the Rome summit, it says:

"We call on you to take immediate action to address the world food crisis by mobilizing emergency funding to prevent starvation, removing perverse incentives to turn food into biofuels and managing financial speculation, and to tackle the underlying causes by ending harmful trade policies and investing massively in sustainable agricultural productivity in developing nations."

Available for interview in Rome or via telephone:

Ricken Patel, Executive Director of Avaaz

To book interviews or for more information in Rome contact:

Paul Hilder (Avaaz), Cell +44 7879 424547 / +1 888 YA AVAAZ (+1 888 922 8229), media@avaaz.org

About Avaaz

Avaaz, meaning "voice" in several European, Middle Eastern and Asian languages, was launched in January 2007 with a mission to harness new technologies to help ensure that the views and values of the world's peoples better shape global decision-making. It has since grown to more than 3 million members from every country on earth.

The Economist wrote last year of Avaaz's power to "give the world leaders a deafening wake-up call", while the Indian Express heralded "the biggest web campaigner across the world, rooting for crucial global issues." David Miliband, the UK foreign secretary who asked Avaaz to co-host his first major speech, calls the organization "the best of the new in foreign policy."

In the days following the Burmese cyclone, while governments and aid organisations waited for the junta to let them in, Avaaz members raised over $2 million in emergency funds, channelled immediately to the monks and other relief networks already operating inside Burma. http://www.avaaz.org/en/burma_aid_report

Avaaz's 'Stop the Clash of Civilizations' video recently won the YouTube political video of the year award, gaining more votes than other videos centered on the US Presidential race. www.youtube.com/ytawards07winners

Tuesday 3 June 2008

Sviluppo è mercato

Questo pensiero è riferito alla moda del momento, la "sostenibilità".
Un concetto vago, largo, dentro cui fare cadere molte cose.

La moda, per parola sua, rispecchia una tendenza.
Se la tendenza descrive un comportamento, non il contenuto. Così la sostenibilità descrive una rincorsa a comportamenti sostenibili, senza definire che cosa essi siano.

Nella così detta: "cooperazione allo sviluppo" (un concetto che collega - o riassume - molti concetti postmoderni, come "diritti umani", "impatto ambientale", "capitalismo strozzino" fra i più sommari idealisti od acuti attivisti di sinistra) lo sviluppo sembra debba inevitabilmente sostenere una missione, o perfino un ideale. Lo sviluppo per i poveri, per la donna, lo sviluppo di genere, lo sviluppo di pratiche ambientali sostenibili, lo sviluppo per ridurre il digital divide.

Cooperazione allo sviluppo promuove in sé un atteggiamento quasi post coloniale, poco importa se europeo o neocolonialismo americano. Può essere fatto da chiunque proponga assistenza - od un servizio - per permettere ai beneficiari che lo richiedono di realizzare od implementare dei progetti - o dei servizi - che non possono essere promossi indipendentemente.

Potrebbe essere anche un atteggiamento di carità. Poco importa.

I promotori dello sviluppo profetano che lo sviluppo deve essere demand driven, deve permettere di proseguire in autonomia da parte dei beneficiari.

Chi promuove sviluppo muove investimenti, alti, e c'è una competizione fra donor e partners per finanziare macroprogetti.
Se non sei tu, ti soffiano il progetto: lo finanzierà qualcun altro.
Pertanto, un progetto sostenibile a lungo termine è possibile davvero, se c'è una rincorsa al breve medio risultato per permettersi di continuare a lavorare come partner, come promotore, come realizzatore di progetti con una corposa case history?

Promuovere lo sviluppo significa creare mercati.

Chi crea mercato fa un investimento, anche regalando inizialmente servizi da zero.
Crea un investimento a lungo termine. Perché quando i beneficiari diventano consumatori, richiedono altri servizi, beni complementari. Sviluppano di fatto l'economia.

Ma chi risponde alla loro domanda?
Qual è l'offerta?

Non può esistere sviluppo economicamente sostenibile se l'offerta sarà costituita da aziende estere, o da multinazionali. Ma sono i big player i big investor.

Rifletto su come sono spesi i soldi dell'Unione Europea, sull'autoreferenzialità delle grandi istituzioni, sulla catena al collo dei beneficiari dello sviluppo, che comunque ricevono un servizio (finanziato, quindi quasi gratis) e continuano a pagare per rimanere bisognosi.

Un business favoloso ed economicamente sostenibile: gli oligopoli possono permettersi di aquisire nuovi clienti a costo zero tramite partnership per promuovere lo sviluppo.

Infine, lo sviluppo per essere sostenibile dovrebbe essere basato esculsivamente su servizi a basso consumo di energia. Insomma bisogna consumare di meno.
Più si consuma, meno risorse. Più clienti.

La cooperazione internazionale è un modo pacifico per trovarle a poco prezzo, senza sfondare in guerre? Dubbi minano la motivazione.

Ma per capire, c'è bisogno di capire come funziona.. appunti, appunti sul comportamento umano e sulle organizzazioni sociali.

(Attualmente lavorando in un istituto di cooperazione internazionale, spero solo che non mi licenzino, ci rimarrei, in fondo a me, male).