Tuesday 3 June 2008

Sviluppo è mercato

Questo pensiero è riferito alla moda del momento, la "sostenibilità".
Un concetto vago, largo, dentro cui fare cadere molte cose.

La moda, per parola sua, rispecchia una tendenza.
Se la tendenza descrive un comportamento, non il contenuto. Così la sostenibilità descrive una rincorsa a comportamenti sostenibili, senza definire che cosa essi siano.

Nella così detta: "cooperazione allo sviluppo" (un concetto che collega - o riassume - molti concetti postmoderni, come "diritti umani", "impatto ambientale", "capitalismo strozzino" fra i più sommari idealisti od acuti attivisti di sinistra) lo sviluppo sembra debba inevitabilmente sostenere una missione, o perfino un ideale. Lo sviluppo per i poveri, per la donna, lo sviluppo di genere, lo sviluppo di pratiche ambientali sostenibili, lo sviluppo per ridurre il digital divide.

Cooperazione allo sviluppo promuove in sé un atteggiamento quasi post coloniale, poco importa se europeo o neocolonialismo americano. Può essere fatto da chiunque proponga assistenza - od un servizio - per permettere ai beneficiari che lo richiedono di realizzare od implementare dei progetti - o dei servizi - che non possono essere promossi indipendentemente.

Potrebbe essere anche un atteggiamento di carità. Poco importa.

I promotori dello sviluppo profetano che lo sviluppo deve essere demand driven, deve permettere di proseguire in autonomia da parte dei beneficiari.

Chi promuove sviluppo muove investimenti, alti, e c'è una competizione fra donor e partners per finanziare macroprogetti.
Se non sei tu, ti soffiano il progetto: lo finanzierà qualcun altro.
Pertanto, un progetto sostenibile a lungo termine è possibile davvero, se c'è una rincorsa al breve medio risultato per permettersi di continuare a lavorare come partner, come promotore, come realizzatore di progetti con una corposa case history?

Promuovere lo sviluppo significa creare mercati.

Chi crea mercato fa un investimento, anche regalando inizialmente servizi da zero.
Crea un investimento a lungo termine. Perché quando i beneficiari diventano consumatori, richiedono altri servizi, beni complementari. Sviluppano di fatto l'economia.

Ma chi risponde alla loro domanda?
Qual è l'offerta?

Non può esistere sviluppo economicamente sostenibile se l'offerta sarà costituita da aziende estere, o da multinazionali. Ma sono i big player i big investor.

Rifletto su come sono spesi i soldi dell'Unione Europea, sull'autoreferenzialità delle grandi istituzioni, sulla catena al collo dei beneficiari dello sviluppo, che comunque ricevono un servizio (finanziato, quindi quasi gratis) e continuano a pagare per rimanere bisognosi.

Un business favoloso ed economicamente sostenibile: gli oligopoli possono permettersi di aquisire nuovi clienti a costo zero tramite partnership per promuovere lo sviluppo.

Infine, lo sviluppo per essere sostenibile dovrebbe essere basato esculsivamente su servizi a basso consumo di energia. Insomma bisogna consumare di meno.
Più si consuma, meno risorse. Più clienti.

La cooperazione internazionale è un modo pacifico per trovarle a poco prezzo, senza sfondare in guerre? Dubbi minano la motivazione.

Ma per capire, c'è bisogno di capire come funziona.. appunti, appunti sul comportamento umano e sulle organizzazioni sociali.

(Attualmente lavorando in un istituto di cooperazione internazionale, spero solo che non mi licenzino, ci rimarrei, in fondo a me, male).


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